Assicurare il nucleare è possibile?

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 Chernobyl, Three Miles Island, Fukushima

E’la domanda del momento, c’era da aspettarselo: è possibile assicurare il nucleare? se sì, a che condizioni?

La domanda, in sè e per sè semplice, pone quesiti che, assicurativamente parlando, si rivelano assai complessi. Si può assicurare la centrale nucleare, ma per i danni che questa può arrecare non esiste alcuna copertura vera e propria. C’è da distinguere il problema di assicurare una centrale nucleare da quello di assicurarsi realmente contro un rischio nucleare. I problemi che affliggono chi si occupa di valutare i rischi del nucleare sono di duplice natura: l’incapacità di potere controllare reazioni nucleari a catena che possono danneggiare l’impianto e la ben più preoccupante contaminazione radioattiva, che oltre a mettere le assicurazioni in una condizione di enorme, incalcolabile, esposizione al rischio porterebbe danni economici a catena  che andrebbero a gravare su ogni ramo assicurativo tanto più in maniera gravosa quanto più vasta dovesse essere l’area contaminata. Di fatto assicurare la contaminazione è possibile solamente a parole, prima di tutto perché è impossibile prevedere la frequenza con cui avverranno le contaminazioni stesse, inoltre perché i danni da contaminazione si protraggono per centinaia di migliaia di anni, rendendo di fatto impossibile capire quando determinati effetti sulla salute saranno attribuibili con certezza al danno dato dalla centrale nucleare, infine perché a quel punto rimarrebbe comunque il problema di dare una copertura alla cessazione delle attività economiche che prima si svolgevano nelle zone non più agibili.

Un altro problema di difficile risoluzione è convincere un’assicurazione della bontà dell’idea di accumulare riserve enormi per dare una copertura ad un numero di beni limitatissimo (i reattori nucleari funzionanti nel mondo sono circa 400, ma per coprirne i danni servirebbe un accumulo di capitale tale da poter coprire un’enorme quantità di qualsiasi tipo di sciagure sulla faccia della terra). Inutile dire che le assicurazioni tradizionali non hanno alcuna intenzione di coprire rischi del genere, ecludendo chiaramente nelle loro note informative i danni derivanti dal nucleare, per i quali il singolo cittadino regolarmente non prende risarcimenti.

Particolari pool assicurativi hanno cercato di reagire a questo problema, cercando di fornire coperture specifiche per il problema dell’energia atomica.  Piccola spiegazione: cos’è un pool assicurativo? è un gruppo di assicuratori che nominano un agente comune per poter sottoscrivere congiuntamente un particolare tipo di rischio che da soli non riuscirebbero ad assumere. Ovviamente per finanziarsi hanno dovuto cercare in qualche modo di raggranellare quattrini (spesso mettendo esclusioni nei portafogli non-pool, come dire che quello che non viene pagato a noi per altri motivi spesso va a finanziare i costi della prossima catastrofe nucleare). Attualmente i pool assicurativi costituiti ad hoc sono 26, ma nonostante i loro sforzi ancora non è possibile fornire coperture assicurative complete per gli operatori nucleari, che continuano a considerare inassicurabili molti casi di possibile contaminazione … basti pensare che dopo la tragedia di Chernobyl a risarcire (per quanto abbia senso parlare di risarcimento in un caso del genere) la popolazione colpita non furono le assicurazioni bensì i governi dei Paesi dell’Europa Occidentale (in pratica noi contribuenti europei), e che i risarcimenti pagati hanno fugato ogni dubbio circa l’inassicurabilità del nucleare se qualcuno ancora negli anni’80 ne avesse avuti, poiché hanno superato di parecchie volte quella chesarebbe stata la massima capacità sottoscrittiva di questi pool nucleari … sarebbe quindi più logico costituire pool di governi pronti a risarcire, poiché il settore assicurativo da solo non sarebbe in grado, e se anche dovesse attrezzarsi per esserlo non lo farebbe comunque perché non avrebbe a quel punto più il denaro per risarcire i danni che una tragedia nucleare arrecherebbe agli altri portafogli assicurativi (vedi quello salute, il credito, o l’interruzione d attività ad esempio). Da qui la decisione dei pool di concentrarsi più sugli operatori delle centrali che sull’utopia di assicurare la contaminazione radioattiva. Se prima di Chernobyl era più una questione di prudenza dopo di essa (e non oso pensare dopo Fukushima) si è capito che non esistono Lloyd di Londra o altro che possa reggere un simile impatto economico, e si è passati a concentrarsi sull’assicurare l’assicurabile. A dire il vero le assicurazioni riescono ad oggi ad fornire ottime coperture per macchinari più piccoli della centrale nucleare, come apparecchi a raggi X o acceleratori di particelle, considerando (giustamente) il danno che questi possono produrre di gran lunga inferiore a quello delle centrali.

I pool di assicurazione per il nucleare a loro volta si riassicurano con trattati facolativi, per lo più con altri pool analoghi, e formano tra di loro delle reti di pool in modo da ampliare al massimo grado la loro capacità assuntiva. La loro importanza è alta, sebbene la frequenza con cui operano sia bassa e non possano coprire la contaminazione … basti pensare al riguardo che nel 1970, ai tempi dell’incidente nucleare di Three Miles Island, i pool misero a disposizione 140 milioni di dollari di allora per risarcire alcune delle spese!

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