Cos’è il Decreto Salva Banche

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I giorni a cavallo tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 sono a dire poco febbrili per il mondo degli istituti finanziari italiani, poiché le notizie riguardanti 4 banche (Banca Etruria, Cassa Marche, CariChieti e CariFerrara) hanno messo in difficoltà migliaia di risparmiatori e costretto il governo Renzi a prendere seri provvedimenti a riguardo, sfociati nel cosiddetto decreto salva banche; come se non bastasse, la notizia del suicidio del sig. Luigino D’Angelo, pensionato che si è tolto la vita a seguito della perdita del proprio denaro investito in Banca Etruria, ha scatenato anche la stampa non specializzata su questo caso che fino ad allora era materia per soli addetti ai lavori.

Il nostro intento non è tanto quello di affrontare il lato politico della vicenda, sul quale sappiamo già molto essendo approdato nelle aule del parlamento con una mozione di sfiducia -già respinta- nei confronti del Ministro Maria Elena Boschi, meno che meno il lato scandalistico della storia, bensì fornire una spiegazione su cos’è il decreto salva banche 2015 2016, come funziona e a cosa serve di preciso.

Come sono fallite le banche

Non ci dilunghiamo più di tanto sul perché siano fallite Banca Etruria, Cassa Marche, CariChieti e CariFerrara, anche perché saranno le indagini a rivelare tutti i dettagli, ma in linea di massima possiamo dire che queste hanno prestato troppo denaro a soggetti che non erano in grado di restituirlo, quando poi i crediti inesigibili sono diventati troppi gli istituti sono precipitati nel baratro; in questo caso dunque non c’entrano gli investimenti sbagliati, i titoli tossici o altri errori visti in passato, il sospetto è che si sia prestato denaro ad amici e soggetti in qualche modo vicini ai vertici delle banche, con leggerezza, senza preoccuparsi troppo di verificare se questi fossero in grado davvero di restituire quanto ottenuto.

Perché hanno fatto il decreto salva banche?

Prima di tutto rispondiamo a una domanda che ci è stata fatta più volte, ovvero perché il governo Renzi ha voluto fare un decreto salva banche?

Qualcuno ha obiettato che si sarebbe potuto lasciare “affondare” Banca Etruria, Cassa Marche, CariChieti e CariFerrara nei loro debiti, e poco importa se qualche risparmiatore ci avrebbe rimesso, poiché si sarebbero risparmiati i soldi destinati al salvataggio.

La storia ci insegna che lasciare fallire una banca non è mai una buona idea, poiché il pericolo di contagio della crisi ad altri istituti non è da sottovalutare, specialmente a causa del fatto che la massa dei risparmiatori (logicamente poco incline a vedere le questioni economiche da un punto di vista razionale) potrebbe arrivare alla paradossale conclusione di perdere fiducia anche nei confronti degli istituti di credito sani, fino al punto di ritirare i propri risparmi e fare andare in sofferenza anche chi sta lavorando bene.

decreto salva banche 2015 2016

 

La Banca d’Italia poteva fare qualcosa?

Anche in questo caso saranno le indagini a stabilire se Bankitalia ha agito o meno come doveva: di sicuro la vigilanza si è accorta della sofferenza di questi istituti, e la ha comunicata a chi di competenza, tuttavia non è ancora chiaro al 100% se ciò sia avvenuto o meno con il massimo della tempestività, ma per arrivare a una conclusione certa a riguardo bisognerà attendere ancora qualche mese.

Good bank e bad bank

Alla base del decreto salva banche 2015 2016 c’è l’idea di suddividere i 4 istituti di credito coinvolti in una good bank e una bad bank … ma cosa vuol dire questo nella pratica?

  • la good bank è una cosiddetta banca ponte, nella quale confluiranno gli attivi di Banca Etruria, Cassa Marche, CariChieti e CariFerrara con l’esclusione dei crediti in sofferenza
  • la bad bank al contrario gestirà unicamente i crediti in sofferenza

il principio che anima il decreto è dunque quello del “salviamo il salvabile”; lo stato non userà i soldi dei contribuenti per finanziare le banche esistenti, ma si limiterà a prestare denaro alla bad bank, al solo scopo di rimborsare gli obbligazionisti, per poi vederselo restituire una volta terminata la procedura di liquidazione.

I risparmiatori recupereranno i loro soldi?

L’altra domanda che in questi giorni ci è stata posta spesso è se i risparmiatori recupereranno i loro soldi oppure no grazie al decreto salva banche: qua la questione è spinosa e merita una precisazione

il risparmiatore vero e proprio non corre particolari rischi, ma con l’avvento della stampa e televisione non specializzata si è fatta una gran confusione tra la figura del risparmiatore e quella dell’investitore

chi ha acquistato obbligazioni è un investitore, con in mano titoli che per contratto non danno diritto a un rimborso in questi casi!

come ha spiegato il presidente dell’ABI Antonio Patuelli tuttavia, chi ritiene di essere stato truffato, poiché ha firmato l’acquisto di obbligazioni senza rendersi conto di quello che stava facendo, può rivolgersi a un giudice per ottenere la ragione e vedersi restituire in tutto o in parte il denaro perso.

Stando alle prime stime sono circa 30-50.000 i sottoscrittori di obbligazioni subordinate di Banca Etruria, con in media 15.000 € a testa di denaro investito … supponiamo che la maggior parte di essi fosse perfettamente al corrente di cosa fosse un’obbligazione, ma a quanto pare esiste una minoranza di persone alla quale questi strumenti sono stati venduti facendo leva sulla loro impreparazione in materia, e questi sono sicuramente autorizzati, se in possesso di prove del raggiro, a fare causa alla banca e provare a recuperare i propri soldi.

 

 

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