Coronavirus e assicurazioni: una storia difficile

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Il coronavirus negli ultimi giorni sta facendo parlare di sé in tutto il mondo, costringendo a prendere precauzioni spesso anche molto vincolanti, motivo per il quale ci si interroga su quale possa essere il ruolo delle assicurazioni per fronteggiare i rischi connessi a una possibile pandemia.

Ci si aspetta che molte aziende nel mondo, a cominciare dalle catene di hotel e dalle compagnie aeree, dovranno pagare un salatissimo conto a causa dei contrattempi causati dal nuovo coronavirus partito dalla Cina, pur sapendo che le epidemie sono solitamente escluse dalle coperture assicurative.

Paura per le aziende nei settori viaggi ed eventi

Con oltre 170 decessi già registrati in Cina e nuovi casi segnalati in tutto il mondo, le aziende temono di affrontare miliardi di euro di perdite legate alla cancellazione di eventi, viaggi, fino alla possibilità di chiusura temporanea di fabbriche e attività commerciali.

Già oggi il virus partito a Wuhan, sta costringendo le compagnie aeree a cancellare voli e aziende come Toyota e Ikea a chiudere le proprie filiali cinesi.

Sebbene sia troppo presto per stimare le perdite arrivano già le prime testimonianze dalle assicurazioni della Cina e di Hong Kong, secondo cui la maggior parte dei reclami dovuti all’inaspettato focolaio provengono da aziende legate principalmente al settore dei viaggi, dell’ospitalità e alle organizzazioni di eventi.

Copertura assicurativa in caso di epidemie

Mentre alcune grandi multinazionali non badano a spese e acquistano spesso una copertura per malattie trasmissibili, la maggior parte delle polizze assicurative standard escludono tali focolai, in modo da mantenere bassi i premi assicurativi, privilegiando altre coperture catastrofali potenzialmente meno onerose, come quelle legate agli incidenti aerei o i terremoti.

Gli esperti del settore sostengono che virus comparsi negli anni scorsi, come SARS, Ebola e Zika, tanto per citare i più noti, hanno anche portato gli assicuratori ad essere più cauti sull’esposizione futura, aggiungendo alle proprie polizze esclusioni per virus specifici, perlomeno sulle cosiddette polizze base.

In particolare fu la SARS a scottare le compagnie assicurative, costringendo nel 2003 (stando alle stime di Marsh) a pagare risarcimenti quantificabili in 6 miliardi di euro sul territorio di Hong Kong, 5 a Singapore e altri 5 circa in Canada.

Molte aziende fronteggiano il rischio in proprio

Stando alle prime dichiarazione degli addetti del settore, molte catene alberghiere, compagnie aeree e agenzie viaggi stanno assorbendo in prima persona le perdite pecuniarie dovute al coronavirus, offrendo risarcimenti ai propri clienti, dal momento che i contratti assicurativi da essi sottoscritti non coprono questo rischio specifico.

Esclusioni che fanno paura

Molte polizze che coprono il danno dovuto a interruzione dell’attività escludono le malattie trasmissibili, rendendo di fatto vane le richieste di risarcimento causate dall’epidemia di coronavirus.

Le aziende non acquistano la copertura

Mentre alcune aziende tra cui Munich Re hanno sviluppato prodotti assicurativi specifici e polizze per le malattie infettive, non sono molte aziende le hanno acquistate, preferendo tenersi le polizze standard senza aggiungere ulteriori costi;

una decisione che potrebbe costare cara a molti, visto l’andazzo, considerato che già alcune aziende di enormi dimensioni (una su tutte Starbucks) hanno iniziato a risentire sensibilmente dei danno economici dovuti alla diffusione del coronavirus.

Le persone sono coperte dal rischio Coronavirus?

Mentre per le aziende la situazione è quella descritta sopra, discorso diverso vale per le persone:

i portavoce di compagnie come Aviva, Allianz e AXA hanno dichiarato che i singoli assicurati sarebbero coperti se colpiti dal virus, a condizione che abbiano seguito scrupolosamente i consigli di viaggio forniti dagli organi governativi preposti (ad esempio la Farnesina nel caso dell’Italia), perlomeno se hanno acquistato la copertura assicurativa prima della scoperta della pandemia.

Da metà gennaio in poi si presume che la popolazione di tutto il mondo fosse a conoscenza del rischio coronavirus, motivo per cui le polizze acquistate negli ultimi giorni probabilmente non copriranno in alcun modo sfortunate evenienze dovute a questa malattia.

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